Teatro

Racalmuto (AG) boccia il teatro di Sciascia

Racalmuto (AG) boccia il teatro di Sciascia

Il Consiglio comunale ha pronunciato il primo no all'ipotesi di intitolare il teatro al suo cittadino più illustre, preferendo l'attuale nome di Regina Margherita. Racalmuto, il 'Paese della ragionè che diede i natali a Leonardo Sciascia, gira le spalle allo scrittore siciliano: il Consiglio comunale ha pronunciato il primo no all'ipotesi di intitolare il teatro al suo cittadino più illustre, preferendo l'attuale nome di Regina Margherita. Inaugurato nel febbraio del 2002 alla presenza di Carlo Azeglio Ciampi, dopo 40 anni di chiusura, qualche mese fa il sindaco del centrosinistra, Gigi Restivo, aveva accolto la proposta del consiglio di amministrazione, il cui presidente è Andrea Camilleri, di dedicare il teatro allo scrittore scomparso nell'89. «Ma alcuni consiglieri dell'opposizione - spiega il primo cittadino - hanno raccolto in paese un migliaio di firme e forti dell'iniziativa hanno votato una mozione, passata con undici voti contro nove, per non cambiare il nome del teatro, ricevendo l'appoggio di qualche consigliere della maggioranza». La giunta di Racalmuto in questi giorni vive la sua terza crisi in tre anni, con gli assessori che si sono dimessi alla spicciolata negli ultimi due giorni, «ma per altri motivi - assicura Restivo - la vicenda Sciascia non c'entra». Per ora il sindaco si limita a prendere atto della mozione, ma sottolinea che la maggioranza dei diecimila abitanti di Racalmuto disapproverebbe la marcia indietro. Già sui comunicati stampa, a partire dalla stagione in corso, compare il nome di Leonardo Sciascia: nel Paese della ragione «sembrava la cosa più ovvia dedicare a lui il teatro, per gli interessi che nutriva e per gli sforzi che dedicò in vita affinchè fosse riaperto». Ma per ora Racalmuto, per dirla con Sciascia, sta «Dalle parti degli infedeli». «Perchè siamo contrari al cambio di nome? Di motivi ce ne sono tanti. Il sindaco Gigi Restivo, per esempio, ha agito senza consultare nessuno, tenendo fuori il consiglio comunale. I racalmutesi, in pratica, lo hanno appreso dalla stampa». Giovanni Salvo, segretario locale del Nuovo Psi, componente del comitato che si oppone alla intitolazione del teatro comunale a Leonardo Sciascia, spiega così i motivi della sua battaglia. «La politica, per quel che mi riguarda - dice - in questa vicenda non c'entra niente. Non c'è alcuna strumentalizzazione. Basta ricordare, per esempio, che è lo stesso statuto dell'Ente Teatro a stabilire che il consiglio di amministrazione ha l'obbligo di mantenere l'originaria ed attuale denominazione Regina Margherita. C'è pure il rischio di inflazionare il nome dello scrittore racalmutese: c'è già una statua, una via che porta il suo nome, c'è anche una fondazione... E poi lo stesso Sciascia ha raccontato i suoi luoghi, i luoghi di Racalmuto, compreso il teatro citandolo proprio come Regina Margherita. Cambiargli il nome, sarebbe come stravolgere i luoghi della memoria tanto cari allo stesso Sciascia». Salvo annuncia anche una serie di iniziative in consiglio comunale: «Nel corso della prossima riunione di consiglio - spiega - si dovrà per esempio fare chiarezza sulla gestione della fondazione del teatro». Ma la guerra sul nome del teatro appassiona anche i parlamentari e suscita reazioni politiche che superano i confini di Racalmuto. Sebastiano Gurrieri, vice presidente del gruppo della Margherita all' Ars, chiede che della vicenda si occupi una seduta del Parlamento siciliano. Per il deputato regionale «i consiglieri comunali hanno votato a favore del mantenimento del vecchio nome per un miope senso della pura conservazione del passato». Il responsabile Cultura della Margherita, Enzo Carra e l'on. Gloria Buffo (Ds) sostengono invece che «è triste ed avvilente che anche uno scrittore diventi motivo di polemica politica».«La vicenda del comune di Racalmuto - aggiungono - che si divide proprio sullo scrittore cui ha dato i natali è inquietante. Strumentalizzare il nome di un noto scrittore solo per gusto di polemica spicciola è esercizio inutile e controproducente. Ancora di più lo è il tentativo di trascinare la cultura nelle speculazioni politiche. Sciascia si sarebbe forse amareggiato ma non certamente sorpreso di questa vicenda perchè in tutta la sua opera ha descritto con grande profondità la capacità di alcuni politici di fare a pezzi la realtà per gli interessi di parte». I parlamentari concludono augurandosi che «il Consiglio comunale smentisca il pessimismo dello scrittore ed intitoli il teatro al suo nome».